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Scopri di piùAndrea è entusiasta, solare e capace di diffondere intorno a sé tutta l’energia che la moto gli dà e che lui dà al mondo della moto. Con un tocco di veracità toscana che lo rende ancora più caloroso e alla mano e un curriculum di grandi risultati nelle due ruote. Sì, perché Andrea Rossi, endurista e rallista con la voglia di vedere il mondo in sella a una moto, inizia qualche anno fa la sua collaborazione con Ducati, in diversi ambiti e attività, per mettere a disposizione tutta la sua esperienza nel fuoristrada.
In una bella giornata, sotto un cielo toscano, tra gli odori erbacei della vecchia casa di campagna dei nonni dove affondano le radici i suoi primi ricordi con le due ruote, Andrea ci ha raccontato il significato della sua passione per Ducati e di come il suo storico amore per le competizioni, le strade sterrate e il viaggio nel suo senso più puro lo abbiano portato a realizzare il sogno di collaborare con il suo brand del cuore.
Come ti presenteresti a chi non ti conosce?
Mi chiamo Andrea Rossi e mi definisco un motociclista a 360°. Andare in moto è la cosa che faccio da tutta la vita. E credo che non smetterò mai!
Raccontaci come è iniziata la tua collaborazione con Ducati.
Ho sempre sognato di poter lavorare per Ducati. Proprio per questo motivo avevo scelto di studiare a Bologna invece che a Firenze, scelta che sarebbe stata più semplice e comoda per me. Il destino, però, ha voluto che arrivassi in Ducati per tutt’altra strada: quella delle competizioni. Nel 2013, dopo un’importante gara di rally internazionale, sono stato contattato e da lì è iniziato quello che definisco davvero un “lavoro-passione”.
Cosa significa per te essere un Ducatista?
Per me significa molto di più che guidare una moto. Significa vivere, percepire tutta la passione, l’italianità che si respira in casa Ducati. Vuol dire sentirsi parte di una grande storia fatta di 90 anni di eccellenze e successi.
Parlaci degli ambiti in cui sei stato impegnato con Ducati.
Sono stato capo-istruttore di guida alla DRE Enduro Academy e ho contribuito all’organizzazione degli eventi dinamici in fuoristrada di Ducati. Inoltre, ho avuto il piacere e la responsabilità di collaborare come tester durante lo sviluppo di nuovi modelli partecipando a sessioni di test dinamici con veicoli prototipali. Mettere la mia esperienza a disposizione della creazione delle Ducati del futuro è stato davvero un onore.
Qual è stata la soddisfazione più grande che hai vissuto come istruttore?
La grande soddisfazione è legata all’opportunità di insegnare ad altri Ducatisti ad andare in fuoristrada, quindi uscendo dallo schema delle strade asfaltate: per me significa permettere ai motociclisti di scoprire davvero “un nuovo mondo”!
Dove comincia questo amore per le due ruote, nella tua vita?
È il mio babbo ad avermi trasmesso questa passione. Fin da piccolissimo mi portava a fare dei brevi giri in moto mettendomi sul serbatoio perché ero troppo piccolo per stare dietro. Ho dei ricordi molto intensi: io che mi aggrappavo alla linguetta del tappo della benzina, le vibrazioni, il vento tra i capelli… non potevo che amare questo mondo! Mio zio, poi, mi regalò una piccola moto elettrica. Poi, un giorno, in un giornalino vidi la pubblicità di una “vera” mini-moto da cross. La desideravo più di qualunque altra cosa. Ho tormentato i miei genitori finché non me l’hanno comprata e con questa mini moto ho iniziato a esplorare i campi dietro casa dei miei nonni. È davvero curioso che quel gioco sia poi diventato il mio lavoro!
Gli spazi aperti, l’off-road hanno cominciato a conquistarti molto presto.
Sì, ricordo che da bambino guidavo spesso su una strada sterrata dietro casa e ogni metro in più che percorrevo mi sembrava una grande conquista. Ricordo chiaramente le sensazioni di avventura e scoperta che provavo. Poi, quella strada sterrata finì e iniziò una strada asfaltata. Fu una grande delusione perché, nella mia immaginazione, quella strada non sarebbe dovuta finire mai ma, allo stesso tempo, avevo il desiderio di trovare un’altra strada sterrata da scoprire.
Stare a contatto con la natura, all'aria aperta, per me è sempre stato importante ed è per questo motivo che ho scelto il rally, come tipo di competizione: anche in gara, infatti, devo sentire di vivere un po’ di “avventura”!
Raccontaci la tua idea di viaggio.
Beh, innanzitutto in moto. E poi il sentimento di scoperta, che per me è fondamentale. In questo non sono cambiato rispetto a quando ero bambino. Da piccolo mi sentivo un esploratore nella campagna dietro casa, oggi posso avventurarmi dall'altra parte del mondo. E le emozioni sono rimaste le stesse! Una moto come la Ducati Multistrada 1260 Enduro, ad esempio, offre a chi ama viaggiare tutto ciò che serve in termini di tecnologia, divertimento e affidabilità. E d’altronde la moto è il mezzo ideale per viaggiare con questo spirito, perché ti espone davvero al contesto, agli agenti atmosferici, agli odori. Insomma, costringe a mettersi sempre in gioco, in ogni situazione.
C’è un viaggio a cui sei più legato di altri?
Ho fatto moltissimi viaggi in moto: Capo Nord, Namibia, Laos, India… ma alla fine sono molto affezionato al primo viaggio. In realtà con una destinazione molto vicina a casa: l’Isola d’Elba. Avevo 16 anni, ed ero con un motard. È stata la prima volta in cui mi sono sentito grande. E libero.
Come ti prepari per partire?
Mi piace definire il mio viaggio ideale “un’organizzata disorganizzazione”, ovvero preparare tutto quello che mi serve e potrebbe servirmi, ma senza pianificare tappe e tempi. Perché spesso sono i luoghi che scelgono te e non tu che scegli i luoghi… Questo implica dovere anche affrontare degli imprevisti. Ma alla fine in un viaggio sono proprio gli imprevisti la cosa che mi piace di più!
Cosa ti hanno insegnato il viaggio, le competizioni e tutte le tue esperienze in moto?
Quello che ho imparato è che dobbiamo seguire ciò che sentiamo, le nostre emozioni. Perché le decisioni che oggi possono sembrare strane, un domani si riveleranno giuste, con un senso più grande. Come dei puntini su una mappa che, unendosi, mostrano la direzione della nostra strada. O meglio… del nostro fuoristrada!