Ducati People

Episodio 7
Parvin Afsar

Le etichette non servono. Le esperienze sì… Anche in sella.
Parola di Parvin Afsar, imprenditrice e appassionata Ducatista.
Ecco la sua storia.

Si può essere tante cose differenti insieme, se tutte nascono da un percorso, da una storia di vita autentica. Così è Parvin Afsar: un vivace e sfaccettato patchwork di esperienze, sensibilità e culture diverse.Imprenditrice e Ducatista. Orgogliosa di tutto ciò che è italianità e con un cuore medio-orientale. Innamorata del suo Monster ma stregata dalla velocità della pista. Affascinata dal sound dei motori Ducati e dalla musica che unisce la sua “Monster band”.
Tante passioni tenute saldamente insieme da due parole, una sorta di filo rosso in tutto quello che fa e in come lo fa: energia e curiosità, da vendere. 
Scopriamo insieme come è nato e cresciuto - insieme al suo parco moto - il suo profondo legame con il marchio Ducati e il significato, per niente scontato, che ha per lei il salire in sella.

Parvin, da dove arrivano tutte queste anime diverse nella tua storia?

Sono un’ingegnere industriale, figlia di un ingegnere meccanico. Seguendo le orme di mio padre, fin da piccola, nell’azienda di famiglia, ho imparato ad apprezzare la tecnica e la meccanica italiana: è un’eccellenza che ci viene riconosciuta a livello globale, e che portiamo nel nostro DNA. La mia personalità è arricchita anche dalle mie origini: sono figlia anche di un altro mondo, il Medio Oriente. Fare convivere in sé due tradizioni, due culture è una grande risorsa: è come avere due cervelli, che ti permettono sempre di osservare la realtà da differenti punti di vista.

Meccanica, motori, motociclette… Verrebbe spontaneo pensare che da un interesse derivino anche gli altri. È andata proprio così?
Sì e no. In casa c’era l’amore per i motori, ma non c’erano motociclisti. La moto è stata per me una passione assolutamente personale, potrei dire che me la sono quasi conquistata, grazie alla mia determinazione. Come molti adolescenti insistevo in modo estenuante per avere il motorino prima, e la moto poi. Ma i miei genitori, come spesso accade a quell’età, non mi hanno mai assecondata. Quando finalmente ho potuto contare su maggiore indipendenza e libertà la mia passione è tornata fuori con tutta la sua forza! A 30 anni mi sono decisa a farmi questo regalo eseguendo la mia passione per la meccanica italiana non potevo che scegliere una Ducati: sono entrata nel concessionario più vicino, in gonna e tacchi alti, un abbigliamento “da ufficio” non proprio perfetto per la situazione, e ho detto “voglio questa!”. Sono andata a iscrivermi alla scuola guida il giorno dopo. Era la mia prima moto, uno Scrambler Icon 800 che ho poi totalmente customizzato, partecipando anche alla Custom Rumble, l’unica competizione internazionale ufficiale dedicata agli Scrambler “speciali”.

E da lì la tua passione è letteralmente “decollata”…

Sì, ero ansiosa di recuperare tempo ed esperienze, così mi sono iscritta subito al Desmo Owners Club della mia città; ho iniziato a frequentarlo assiduamente e sono venuta a sapere di un track day che mi ha dato la possibilità di provare la nuova Panigale 959 in pista. Nonostante fossi davvero alle prime armi, mi sono divertita tantissimo… E mi si è aperto un altro mondo! A questo punto ho partecipato a diversi corsi di guida della Ducati Riding Academy e in uno di questi - ricordo che era una giornata piovosa, con pista bagnata - ho scoperto il Monster 1200S. L’istruttore ci ha fatto provare il Cornering ABS proprio curvando dentro una grande pozzanghera. La moto non si è scomposta di un millimetro! Amore a prima vista! È stata la prima moto che ha tirato fuori la mia anima più sportiva, adrenalinica. 

Ma non ti sei fermata qui…

Proprio così, perché un po’ di tempo dopo aver acquistato il Monster, è arrivata una 848, comprata da un’amica. Ho mantenuto il suo nome, “Morgana”, ed è diventata la moto che uso solo in pista, e a cui poi mi sono dedicata sempre di più, alla ricerca di allestimenti più sofisticati e tecnologici. E a questo punto mi sono messa davvero a “studiare”, per capire di più sulla tecnica di guida e su come stare in sella in sicurezza. Ho coinvolto anche molti amici a partecipare ai corsi.

Beh, si può dire che il tuo profilo da Ducatista sia parecchio variegato. Ma non è solo una questione di moto, vero?

Infatti..al World Ducati Week di qualche anno fa ho incontrato un gruppo di ragazzi “monsteristi” con una band musicale. Appena ho comprato il Monster sono entrata anche io nel gruppo… Ed ecco la Monster Band: sei amici e sei moto, con cui condivido la passione per le due ruote e per la musica. Passiamo le domeniche tra giri in moto e sala prove, abbiamo creato davvero un’atmosfera perfetta. A volte mi stupisco anche io, pensandoci: dove lo trovi un gruppo che ha in comune così tante cose? Ecco, questo mi piace davvero del mondo Ducati, questo secondo me lo rende unico: il poter provare una gamma di esperienze anche così diverse, che rappresentano differenti modi di essere motociclista. Un aspetto che è stato certamente un “acceleratore” della mia passione

L’esperienza in pista ha però un senso anche nella tua vita professionale, ci dicevi…

Sì, perché per me la moto non è solo divertimento e libertà. Io la considero una specie di training mentale. E trovo che i parallelismi tra l’andare in moto e il ruolo di imprenditrice siano davvero tanti. Quando ho preso in mano l’azienda di famiglia l’ho fatto con coraggio e incoscienza, senza rendermi conto del tutto della responsabilità o della difficoltà di alcune decisioni, aspetti che ho compreso solo in seguito. È qualcosa di davvero molto simile a cosa accade quando sali in moto per la prima volta: all’inizio puoi avere dei timori, non sai come fare, ma solo affrontando gli inevitabili rischi della vita e facendo tanti chilometri puoi imparare a guidare. D’altronde solo se decidi di non fare, non sbagli… La vita è questo: una serie di decisioni immerse in un flusso continuo, in un movimento che non si può fermare. Ed è proprio il movimento che crea equilibrio. Esattamente come in pista. Per me c’è una relazione tra il riuscire a mettere il ginocchio in terra nell’affrontare una curva e le decisioni che devi prendere quotidianamente come imprenditore: da un lato devi cercare di tenere tutto sotto controllo, ma allo stesso tempo bisogna anche sapersi lasciare andare, stare nel dinamismo. È qualcosa che ti aiuta a vivere meglio anche quando intorno a te c’è “turbolenza”: tu invece dentro raggiungi la tranquillità.

Come sintetizzeresti questa idea un po’ zen?

Direi che lo potrei riassumere così: “Pensa lentamente ma agisci velocemente”. Questo per me significa correre in pista. Credo che lentezza e velocità siano molto più interconnesse di quanto pensiamo. 

Quanto incide sull’immagine che hai di te stessa, andare in moto?

Moltissimo, sicuramente. Quando penso che ho aperto il gas fino al limitatore sul rettilineo, mi sento più sicura di me stessa, anche in azienda. E poi devo dire la verità: guidare una Ducati ti fa sentire dentro una sensazione di forza, ma allo stesso tempo anche di stile e femminilità, che a mio parere su una Ducati viene esaltata tantissimo.

Nonostante i grandi cambiamenti degli ultimi anni, però le donne sono ancora una minoranza, tra i motociclisti. Che ne pensi?

Mi rendo conto che ancora oggi vedere una donna in moto genera curiosità, tanto per strada quanto nei box in pista. Eppure non dovrebbe essere così. Anche nel mondo delle due ruote penso che le differenze siano fonte di ricchezza. Ognuno di noi ha il suo personale modo di avvicinarsi a questo ambiente e vivere le due ruote. E non vedo niente di strano a che una donna in sella possa mettere in gioco la propria grinta, la propria passionalità e anche la propria sensualità. 
Ecco, se potessi lanciare un messaggio a tutte le donne - ma anche ai giovanissimi - direi proprio questo: fate quest’esperienza, provate questo mondo incredibile, mettetevi in sella. Con la mente aperta, sempre. Non ve ne pentirete.