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Scopri di piùLeopoldo Tartarini nacqua a Bologna il 10 agosto 1932, in una famiglia in cui da sempre le moto hanno avuto una considerazione particolare. Il padre gareggiò con varie marche tra cui la Frera e la Guzzi di cui fu concessionario per molti anni, prima di passare insieme al figlio alla Ducati.
Da ragazzo, Leopoldo cominciò a correre nelle categorie minori per ottenere la licenza federale internazionale e si affermò con successo.
Fu ingaggiato dalle primarie Case motociclistiche italiane come pilota professionista. Era specializzato nelle gare di durata, ma non solo in quelle. I suoi maggiori successi sportivi si possono così sintetizzare:
Nel violento impatto con la strada Tartarini aveva riportato lo schiacciamento della colonna vertebrale. Rimase per ben tre mesi senza avvertire sensibilità agli arti inferiori. Verificava quotidianamente (da aprile a settembre) con alcuni spilloni se la sensibilità fosse ripristinata, ma sempre con esiti negativi. Poi finalmente la situazione migliorò e nei mesi successivi tornò a una deambulazione normale. Era stato già questo un grande successo perché i medici dopo i primi test post-trauma, gli avevano prospettato anche l'eventualità di non poter più camminare con le proprie gambe.
La ritrovata parziale salute fisica non gli consentì comunque di superare i test medici che la Federazione Motociclistica Italiana imponeva ai piloti a fine stagione.
Era in sostanza un pilota finito, perché gli fu espressamente vietato di partecipare a ogni competizione. Per questo motivo, non volendo attendere un anno, i test infatti venivano fatti una sola volta a stagione - in dicembre - decise di impiegare il tempo libero organizzando un raid in moto.
Non avrebbe potuto più correre anche perché nel frattempo erano state cancellate la grandi competizioni di fondo su strada in cui Ducati aveva ottenuto eccellenti risultati. In Ducati, infatti, era arrivato proprio per portare in gara la nuova 175cc, ideata dall'ingegner Taglioni, e per rivincere il "Motogiro". Una volta guarito, si dedicò alla concessionaria Ducati per Bologna e provincia, che insieme al padre aveva aperto alla fine del 1954, quando era passato appunto in Ducati come pilota ufficiale.
Era però ancora sotto contratto, aveva un ingaggio elevatissimo perché intascava 1 milione e 600 mila lire a stagione (nel 1956 era una cifra ragguardevole). Fu quindi costretto anche per motivi morali (non voleva infatti prendere lo stipendio senza lavorare per la Ducati, dal momento che il contratto era valido fino a tutto il 1957) a inventarsi il viaggio "pubblicitario", un viaggio straordinario e pioneristico che lo avrebbe portato per un anno in giro per il mondo.
In un primo tempo doveva spingersi al massimo fino in Turchia, poi il raid era stato allungato fino a Città del Capo ma, a sorpresa, si trasformò in un vero e proprio "giro del mondo". Lui sperava di farlo in tempi molto più brevi: andare in Turchia avrebbe richiesto solo qualche settimana. Si arrivò invece a un anno intero con un chilometraggio impensabile.
Smessi i panni del pilota dopo la conclusione del "Giro del Mondo", Tartarini diventò più stanziale e le sue ulteriori avventure furono quasi tutte tecnologiche.
Continuò l'attività di concessionario Ducati fino al 1960, quando decise che i tempi erano maturi per fare il salto, passando da concessionario Ducati a costruttore di motocicli. Creò così il marchio Italjet che ebbe notevole fortuna, anche sul piano agonistico.
Successivamente cedette anche questa attività al figlio Massimo, dedicandosi alla progettazione e realizzazione di nuove moto che hanno sempre avuto una notevole dote di originalità nella concezione e nella linea.
Leopoldo Tartarini si è spento l'11 Settembre 2015 all'età di 82 anni.