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Scopri di piùUna passione per i motori nata in famiglia, un periodo difficile che sembra sgretolare ciò che si ha di più caro e una rinascita caparbia, che la porta in sella alla moto che ha sognato con tutta se stessa. Audrey Weedon, 38 anni, svizzera, è una delle prime donne ad avere acquistato una Panigale V4 R in Europa. Ci ha raccontato la sua storia, fatta di orgoglio e amore, determinazione e passione, durante uno speciale weekend italiano in cui ha potuto godersi il brivido della MotoGP a Misano e visitare la sede e il Museo Ducati a Borgo Panigale.
Photo credits Fares Hammoud
Audrey, parlaci un po’ di te.
Lavoro nel settore vendite e marketing di un’azienda che si occupa di trasporti. Mi sono spostata molto per motivi professionali: ora vivo in Lussemburgo, ma prima ho lavorato per anni a Londra, Los Angeles e in Colorado.
E quando è cominciata la passione per le moto?
Circa 12 anni fa, con mio fratello. Era solito dirmi: “Audrey, io penso che tu sia proprio una tipa davvero tosta”. Dovresti prendere la patente della moto”. Tra noi c’è sempre stata una competizione positiva, per cui se lui andava in moto… potevo farlo anch’io! Così presi la patente. La prima moto che ho guidato è stata la sua Ducati 916, una moto che aveva sognato per anni. Ero così nervosa ed emozionata! Ricordo ogni singolo dettaglio di quel momento!
Poi c’è stata la tua prima Ducati!
Sì, alcuni anni dopo. Un Monster 696, che avevo battezzato “Tessa”. Una moto grandiosa che ho adorato. La usavo tutti i giorni: per andare a lavorare o ai “bike café” londinesi e per andare in giro nei weekend. Salire sul mio Monster mi faceva sentire a mio agio. “Tosta", come diceva mio fratello. Andare in moto mi ha dato fiducia, sicurezza in me stessa.
La V4 R appartiene invece a una fase completamente diversa, molto dura della tua vita.
Sì... sei anni fa ho perso mio fratello, un lutto che mi ha costretto ad affrontare un totale stravolgimento della mia vita: ho dovuto lasciare il mio lavoro a Londra, per esempio, e occuparmi di una serie di problemi legali connessi alla sua morte. E purtroppo non ho potuto tenere con me la sua Ducati 916, che aveva un profondo significato nel nostro legame.
Gli anni successivi sono stati molto difficili, tentando di riadattarmi alla nuova realtà e affrontando una relazione molto difficile nella mia vita. All'inizio di quest'anno la mia autostima era a un minimo storico, e a quel punto della mia vita mi sono chiesta, cosa mi avrebbe detto mio fratello? Mi avrebbe detto di tornare ad essere una tipa tosta e tornare in sella! E questo è quello che ho fatto: sono andata dritta al concessionario Ducati Luxembourg e ho semplicemente scelto la moto più bella che avessi mai visto: la V4 R!
E poi? Che è successo?
Non è stato così semplice, perché in concessionario mi hanno detto che tutte le V4 R erano sold out. Io, però, per qualche motivo non volevo demordere, sentivo che solo quella moto era davvero speciale per me, non riuscivo a vederne nessun’altra. Ed ecco il miracolo: dopo pochi giorni, una telefonata. C’era una V4R per me, dall’Italia! Ero senza fiato. Forse perché certi desideri ci sembrano troppo grandi per potersi avverare. E per me la V4 R era non solo la cosa più bella del mondo, ma rappresentava anche la mia sfida più grande. Perché riuscire a tornare in sella avrebbe significato iniziare a rimettere a posto le cose. E sapevo che avrei potuto farlo solo su questa Ducati.
E finalmente la tua V4 R è arrivata…
Pensa che i primi giorni ero così emozionata che non riuscivo nemmeno a dormire! La V4 R è molto, molto più di una semplice moto. Sentivo che guidarla richiedeva tutta la forza che avevo, ma allo stesso tempo me ne trasmetteva altrettanta. Non a caso l’ho chiamata “Cahira”, che nell’antica lingua irlandese significa “guerriera”. Quando poi mi sono vista in fotografia accanto alla moto ho pensato… wow, ecco cosa intendeva mio fratello per “tosta”! Ora la mia moto ha anche un soprannome: “Beastie” (ride).
Photo credits Igor Sinitsin
Cosa in particolare ti fa innamorare di queste moto?
Il suono, assolutamente! È come se fosse… un ruggito. E il suono della V4 R mi fa battere il cuore più veloce ogni volta che lo sento.
Com’è per te essere qui, in Ducati, oggi?
Un regalo inaspettato, ha organizzato tutto un mio caro amico, solo pochi giorni fa. Mio padre ha voluto a tutti i costi venire con me, ed è persino più emozionato di me di essere qui! È un momento molto speciale per noi, da condividere.
Che significato ha per te la parola “Ducatista”?
Beh, per me vuol dire questo: che non riesco ad immaginare di guidare nessun’altra moto che non sia una Ducati. È qualcosa che mi ha trasmesso mio fratello, che aveva un amore immenso per la sua 916.