Attraverso la Food Valley con la nuova Multistrada 950 S “GP White”

Se il cuore ha le sue ragioni, il gusto ha le sue regioni, le sue città e, in rari casi, addirittura un’intera valle. Benvenuti in Emilia-Romagna, vibrante terra di motori, patria di Verdi e di Fellini, di Lucio Dalla e del Lambrusco, in quella zona nota al resto del mondo come Food Valley.

Un’immensa pianura attraversata dal fiume Po e abbracciata dalle colline, vicina al Mare Adriatico, ma anche alle Alpi e agli Appennini, che si estende fino a Reggio Emilia, Parma, Modena e Bologna, le roccheforti della cultura enogastronomica emiliana. Una terra baciata dalla fortuna e dai venti buoni, che la natura, con i suoi connubi virtuosi, ha reso fertile e abbondante, e gli emiliani, con il loro entusiasmo imprenditoriale, hanno reso celebre nel mondo. È merito della storica collaborazione tra natura e uomo se questa è la regione con il maggior numero di eccellenze Dop e Igp di tutta Europa. La ciliegia di Vignola, il fungo di Borgotaro, il riso del Delta del Po sono solo alcuni dei quarantaquattro prodotti certificati che compongono uno dei più ricchi patrimoni enogastronomici d’Italia. 

In questa terra che si muove veloce, spinta dall’autenticità dei suoi sapori e dalla potenza dei suoi motori, un motociclista non può che sentirsi a casa. Qui, ogni strada conduce a un piccolo mondo, ogni luogo custodisce un’eccellenza e ogni eccellenza merita una tappa. Se ciò che state cercando è un breve tour per sgranchire le ruote della vostra nuova Multistrada 950 S “GP White”, puntate verso la Food Valley e preparatevi a un’esperienza dal sapore memorabile.

Langhirano. Il re è crudo.

Lo chiamano “Il Parma”, senza alcuna necessità di specificare il nome del prodotto. D’altronde i cultori dei salumi stagionati, gli adepti della marezzatura e le buone forchette sanno di cosa si parla. Nell’Olimpo delle eccellenze emiliane c’è sicuramente lui: il prosciutto crudo, uno dei migliori al mondo, con il suo sapore dolce e penetrante. Se in tutta la provincia di Parma si respira l’atmosfera della filiera produttiva e l’orgoglio di una tradizione con radici antichissime, è il piccolo paese di Langhirano ad aggiudicarsi il ruolo di fan numero uno. In questa valle scavata dal torrente Parma, circondata da verdi colline e disseminata di fabbricati in cui le cosce di maiale vengono salate a mano e lasciate stagionare per mesi, il prosciutto Crudo è re indiscusso, celebrato con un Festival a settembre e pronto per essere assaggiato nelle tante trattorie o nei salumifici che organizzano visite guidate e degustazioni. 

Tortellino Rules. A metà strada tra Modena e Bologna.

Quando si parla di pasta ripiena, si apre il dibattito. Si chiamano tortellini o cappelletti? Ripieni di carne o di formaggio? Con la panna o in brodo? A forma di ombelico o di cappello? Ma soprattutto, Modena o Bologna? Come sempre, la verità sta nel mezzo e, nello specifico, a Castelfranco Emilia, a metà tra le due città che si contendono la paternità del tortelletto, precursore del celebre tortellino emiliano. Tra miti, ricette tramandate di generazione in generazione e regole ferree sulla preparazione, una sola cosa è certa: impossibile non emozionarsi di fronte alle mani sicure e ai gesti ripetitivi delle massaie che tirano la pasta sfoglia, riportandoci con la memoria ai pranzi della domenica in famiglia. Parcheggiare la moto per assaggiare il famigerato tortellino è un obbligo morale. Potete farlo a Modena oppure a Bologna, in uno dei ristoranti, delle gastronomie o dei pastifici premiati durante il concorso Tortellino d’Oro 2019.

Zibello, il regno del culatello.

Zibello conta 910 anime e un cittadino illustre, conosciuto in tutto il mondo: il culatello. La cura con cui il rinomato salume viene realizzato ha poco della filiera produttiva e molto dell’atto d’amore: massaggiato con sale, pepe, cannella, aglio e vino bianco secco, “vestito” con tutti i crismi e infine lasciato riposare nelle cantine sotterranee per almeno 18 mesi. Nonostante la dedizione e la passione dell’uomo, è la natura, ancora una volta, a dare il contributo più importante: la vicinanza del Po e le classiche nebbie della bassa parmense, sommate al caldo dell’estate, conferiscono al culatello quel sapore delicato e dolcissimo. Nella patria del Food tourism, dove ogni eccellenza ha il suo museo, il culatello trova il suo piccolo feudo a Polesine Parmense. Il suggerimento è di godersi in moto le colline intorno a Parma, di immergersi nel fascino della provincia e, infine, di concedersi un pranzo in una delle tante trattorie della zona.

Parma. Sua maestà il Parmigiano Reggiano.

Si dice che per raggiungere la perfezione devono passare “due estati”, ovvero due lunghi anni di stagionatura, in cui il formaggio raggiunge l’acme del gusto. La lavorazione del Parmigiano Reggiano è così: informale, semplice, come un dialetto che resiste al tempo. Rockstar assoluta della Food Valley e portabandiera del Made in Italy nel mondo, il Parmigiano trova la sua reggia a Parma, città creativa per la gastronomia UNESCO, dove viene celebrato in mille modi diversi, attraverso degustazioni nei caseifici, itinerari tematici e food experience di ogni tipo. Se la proposta gastronomica si adatta alle esigenze dei consumatori di oggi, ciò che rimane immutato nel tempo è proprio la produzione: quel “toccare con le mani” che spetta ancora al casaro e non a una macchina, l’antico rito nella preparazione del latte che di industriale non ha nulla e che mantiene il Parmigiano ancorato a una dimensione artigianale, autentica e un po’ suggestiva.