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Scopri di piùChe cosa è più difficile: saper guidare con successo una moto da corsa o una community da più di 300.000 follower? Per Luca Salvadori nessuna delle due. Influencer digitale, pilota professionista, Luca è a suo agio tanto sulla Panigale V4 R mentre gareggia al National Trophy con il Barni Racing Team Ducati, quanto davanti alla videocamera, mentre produce l’ennesimo video che andrà a riscrivere i suoi record personali sul web.
Luca Salvadori ha esordito nel motociclismo professionistico a 17 anni. Nel 2014 ha vinto il campionato National 600 Supersport. Con i video pubblicati sui suoi canali social, ha rivoluzionato il modo di comunicare la passione per le due ruote.
Quando hai scoperto di saperci fare con la moto? E quando invece hai scoperto di saperci fare con la videocamera?
Con le moto è avvenuto tutto un po’ per caso. Sono cresciuto in una famiglia vocata più alle quattro ruote: mio padre, un ex-pilota, ha una scuderia, la Trident Racing, che corre in Formula 2 e Formula 3. Io feci un tentativo a 16 anni, sulle ali dell’entusiasmo per il mio cinquantino. Scesi in pista su una 125 a 2 tempi, e capii subito che era vero amore. La videocamera invece è stata più una necessità: arrivato a un certo punto mi resi conto che dovevo diventare più mediatico, se volevo continuare a vivere della mia passione. Ho iniziato da solo, grazie a una GoPro Hero 4 e a tanti video-tutorial su YouTube, e le cose sono subito girate per il meglio, in modo abbastanza inaspettato.
Come riesci a conciliare le attività di pilota e di youtuber?
Non è semplice. Soprattutto quando si hanno problemi in pista oppure, peggio ancora, si viene speronati, è veramente difficile trovare le energie mentali e la lucidità per mettersi davanti a una videocamera. Io cerco sempre di impegnarmi al massimo come professionista su entrambi i fronti, per portare a casa il miglior risultato in termini sia multimediali che sportivi. Tempo fa però sono tornato in pista senza telecamera, con l’unico pensiero di far risultato e godermi la gara insieme a compagni di team, amici e avversari. Era la prima volta dopo tre anni, e non nascondo che è stata una bella sensazione.
Quanto c’è di preparazione e quanto di improvvisazione in pista e in studio?
La gara richiede una preparazione meticolosa. Ogni dettaglio, specialmente extra-pista, come la condizione atletica, un brief fatto bene con il team, può fare la differenza. Per le produzioni video, invece, bisogna saper improvvisare, per il semplice motivo che non si può prevedere il futuro. Si prepara una scaletta, di cui il 60-70% potrà essere prodotto a prescindere, ma il restante 30-40% dipende da ciò che accade in pista.
Sei diventato un punto di riferimento per tutti gli appassionati di motociclismo. Quali sono le caratteristiche che i tuoi follower apprezzano di più in te?
Punto di riferimento è forse eccessivo. Sono contento che tante persone mi seguano su YouTube e che si sia formata una bella community. Quando mi incontrano di persona, molti di loro mi dicono che non c’è differenza tra come mi vedono sui social e come sono nella realtà. Essere percepito come una persona vera, e non come un personaggio costruito ad arte, per me è un riconoscimento importante.
Quali sono i modelli a cui ti ispiri, sia tra i piloti sia tra i personaggi del web?
Sicuramente Casey Neistat, uno youtuber americano e un vero e proprio maestro del montaggio. Uno che riesce a tenerti incollato a un video per 20 minuti mostrandoti normalissime scene di vita quotidiana. E poi Alberto Naska, naturalmente. È stato il primo a spingermi a intraprendere questa avventura, ed è anche grazie a lui se sono arrivato dove sono. La cosa bella è che invece di diventare nemici ci siamo aiutati l’un l’altro: io ho dato a lui consigli sulle moto e lui ne ha dati a me sul montaggio, sullo storytelling, e così via. Tra gli sportivi, invece, il riferimento è sempre stato Valentino, precursore di un nuovo modo di vivere e raccontare il motociclismo.
Quali sono le situazioni che più esaltano la tua community?
Se sapessi quali contenuti funzionano al meglio per il mio canale li proporrei tutti i giorni! Scherzi a parte, su YouTube, come in tutti i lavori più complessi, compreso andare forte in moto, bisogna sempre re-innovarsi e re-inventarsi. Di certo sfide impossibili, come la gara con la V4 S di serie, attirano sempre l’attenzione del pubblico, soprattutto se gli mostri il dietro le quinte.
Come incide la tua popolarità sui social con i tuoi colleghi ai box e i tuoi avversari in pista?
Fino a quando non avevo i numeri ero una specie di brutto anatroccolo. Poi sono arrivati gli sponsor, i contratti importanti, gli inviti agli eventi, e inevitabilmente anche le critiche di alcuni invidiosi. Purtroppo non tutti hanno capito che questo è il futuro. Che questi strumenti possono aiutare tutti, piloti e campionato, a crescere e trovare nuove risorse.
C’è una gara (delle due o delle quattro ruote) che ti piacerebbe correre e raccontare ai tuoi follower?
Beh sì, una gara di Formula 1! No, scherzo, meglio restare con i piedi per terra. Recentemente ho corso per la prima volta una 25 ore, la Fun Cup di Spa per la Unicef Next Generation, ed è stata un’esperienza fantastica. Quindi in ambito quattro ruote, partecipare alla 24 ore di Le Mans sarebbe qualcosa di incredibile. Come pilota di moto, invece, mi piacerebbe molto fare il mio esordio nella WorldSBK. Vediamo se capiterà l’occasione.
Al di là dello sfortunato finale, che cosa ti porti dietro da questa prima stagione in sella alla Panigale V4 R?
Ho scoperto un bellissimo team, il Team Barni, col quale mi sono trovato veramente bene. Soprattutto ho scoperto una moto capace di darti tante soddisfazioni, che va veramente, ma veramente forte. La ciliegina sulla torta sarebbe correrci in Superbike con una wild card. È una moto pazzesca, già nel modello di serie, con cui a Cremona ho fatto il record della pista. È stato imbattuto per tanti mesi e chi è riuscito a fare meglio lo ha fatto in sella a una moto kittata. Questo fa capire ancora di più l’incredibile potenziale della Panigale V4 di serie!
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