Primi della
classe

I ragazzi del team UniBo Motorsport svelano i segreti del trionfo alla Motostudent International Competition 2021.

Sinergia
vincente

Si chiama Minerva GN. Perché è un sofisticato prodotto dell’ingegno e delle arti applicate, perché si è rivelata vincente su tanti fronti, e perché proprio come la divinità romana affonda le sue origini in terra etrusca. O per meglio dire felsinee, dall’antico nome della città di Bologna.

Disegnata e realizzata dal team UniBo Motorsport, sponsorizzato e supportato dalla Fondazione Ducati, Minerva GN è la moto che he trionfato alla Motostudent International Competition 2021, Categoria Electric. Un trionfo che parte da lontano, perché nasce dalla collaborazione di Ducati con l’ateneo più antico del mondo occidentale, una delle tante sinergie che movimentano quella terra delle meraviglie chiamata Motor Valley. Ma è anche un traguardo importante in ottica futura, per lo sviluppo di veicoli a propulsione elettrica e per la formazione dei progettisti del motorsport di domani. 

Nei tre anni di lavoro su Minerva GN i giovani ingegneri di UniBo Motorsport hanno lavorato come un team di MotoGP, gestendo ogni fase del processo di sviluppo, “Dalla progettazione alla realizzazione dei componenti, fino ai test in laboratorio e in pista”, come ci raccontano Rebecca Rimondi e Fabio Curto, rispettivamente Team Leader e Chief Technical Officer Motostudent di UniBo Motorsport.

Quante persone sono coinvolte nel team?

R - Se consideriamo tutte le attività di UniBo Motorsport, quindi anche le competizioni per veicoli a quattro ruote, siamo duecento. Al progetto Motostudent lavoriamo in 60. Principalmente studenti di ingegneria, ma non mancano quelli di altre facoltà, comprese quelle umanistiche. Per costruire un team di successo servono diverse competenze e professionalità, dal designer all’esperto di marketing e comunicazione.

Come avviene la collaborazione con Ducati?

R- Ducati è un partner fondamentale dei nostri progetti. L’ing. Di Piazza e l’ing. Cané sono i primi a cui presentiamo le idee per la moto nuova. Loro ci aiutano a capire qual è l’ottimo a cui puntare e come possiamo effettivamente raggiungerlo.

F- È una collaborazione continua. Ci confrontiamo settimanalmente per analizzare e discutere insieme lo sviluppo della moto, ma anche per condurre nel migliore dei modi le attività di gestione del team.

Ogni quanto si disputa il Campionato Motostudent?

F- Ogni due anni, anche se l’ultima edizione è stata posticipata di un anno a causa del Covid. Ma dopo ogni campionato si ricomincia tutti quanti da zero. Si riparte dal foglio bianco e si è quindi liberi di proporre nuove idee. 

Con quanta frequenza lavora il team?

F- Di base ai membri del team è richiesto un impegno settimanale, al di fuori degli orari di lezione, in modo da conciliare questa attività con lo studio. Naturalmente, man mano che ci si avvicina alle gare, l’impegno si intensifica, perché ogni gara richiede veramente tantissima preparazione.

R- Per i sei responsabili del team, come siamo io e Fabio, l’impegno è su base quotidiana. Di fatto è un vero e proprio lavoro che finisce inevitabilmente per sottrarre tempo agli studi. Però ne vale la pena perché è davvero un’esperienza unica, che ti arricchisce umanamente e professionalmente.

Qual è stato l’elemento decisivo per la vittoria del Motostudent?

F- Se guardiamo alla moto direi la ciclistica. Prima dell’evento finale ad Aragon ci sono state delle prove condotte dai tester ufficiali della federazione, tra cui l’ex pilota MotoGP Jeremy McWilliams. A detta di tutti la moto era molto maneggevole, offriva subito un ottimo feeling. Questo è avvenuto perché abbiamo potuto produrre in casa i componenti principali, sfruttando le tecnologie allo stato dell’arte.

R- Abbiamo anche potuto svolgere tanti test, organizzati nei minimi dettagli, che ci hanno permesso di sperimentare al meglio le nostre soluzioni e di allestire una moto a misura del pilota, Alessandro Berardi. Però a mio avviso il vero fattore vincente è stato la chimica di squadra. Nel team si è instaurato da subito un ottimo ambiente, e questo ha permesso di lavorare al meglio in tutte le fasi del progetto, soprattutto durante le gare: quando ti giochi tutto e il tempo a disposizione è poco, capirsi al volo, con un semplice sguardo, fa la differenza. 

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